IL COLORE COSMICO

Ancora una volta Iva Casson ha affidato i suoi "racconti" pittorici all'astrazione formale di un colore che si fa pentagramma di un'intima musica a raccogliere i suoni di un paesaggio universale come universali sono il sole che riscalda la terra e la luna che ne illumina le notti. Nella sua personale all'Hotel Maggior Consiglio, che ospita (fino al 3 marzo) la produzione degli ultimi mesi, la natura è protagonista, non come veduta paesaggistica, ma come intimistica proiezione del cosmo, capace quasi di sovvertire i naturali equilibri. Non una rivoluzione, ma un'evoluzione del concetto di forma che, con rapida successione, ha spogliato la pittura dell'artista veneziana di ogni fisicità, così da trasformarla in concretizzazioni di pensieri e colorismo di emozioni. Passando dagli acquerelli e dagli olii - dedicati soprattutto alla quotidianità - al tutto colore che, nella sua sintesi concettuale, si fa segno e forma. Evoluzione , non rivoluzione, perché a collegare il prima e l'oggi della pittura di Iva Casson, è rimasto - filo conduttore di graduali mutazioni - quel personalissimo modo di concepire l'orizzonte come un'impercettibile tratteggio che, piuttosto che dividere , evidenzia la specularità tra cielo e terra, tra cielo e mare. Di pari passo con una concezione nuova della tavolozza che alterna l'accentuazione coloristica dei rossi, dei gialli, degli arancioni e dei blu notte, con i più pacati ed eleganti grigi e azzurri, uniti dalla costante presenza dell'oro che, ora accentua il suo fulgore, ora si fa centro focale di sofisticate geometrie. Ecco, allora, la osmosi tra cielo e terra con l'infuocato globo del sole che pare sorgere dall'acqua, ecco la magia della luna piena rievocare ancestrali emozioni. Ecco la matericità della carta-telata modulare le vibrazioni dell'oro e sottolineare gli accostamenti di piani e di toni, come le improvvise frastagliate invasioni di neri e di bianchi. Una pittura quella della Casson nella quale l'artista trasferisce sensazioni e stati d'animo, nostalgie e attimi di attonita felicità, silenzi e fragori, raccontati, soprattutto e se stessa, con l'alfabeto del colore.

Vittoria Magno
[da "IL GAZZETTINO di Treviso" del 7 febbraio 2007]

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